Cervello, lettura analogica e digitale: i vantaggi della bi-alfabetizzazione
Articolo di Barbara Monteleone // Strategic Planner – Ottosunove
Lo sviluppo del linguaggio e ancor più dell’alfabetizzazione sono conquiste del genere umano che hanno avuto bisogno di millenni per essere sviluppate e per plasmare aree cerebrali che permettono di andare oltre le abilità primitive e di sopravvivenza programmate geneticamente in tempi ancestrali.
Questa è una capacità estremamente complessa, fondamentale anche per la crescita dei bambini: si tratta di riconoscere fonemi e lettere, saper fare connessioni, inferenze e deduzioni, ampliare il vocabolario, sviluppare la sintassi.
Il nostro cervello e la lettura
Il processo evolutivo che ci ha consentito di imparare a leggere, ha cambiato la struttura stessa del nostro cervello e la natura del pensiero umano. Proprio perché recente nella nostra storia come specie, questa acquisizione è ancora labile e va allenata perché non si perda e si afferma, si struttura e si rafforza in base a quanto, come e cosa leggiamo.
Quando leggiamo il nostro cervello effettua la sua decodifica cognitiva a partire da quanto già sappiamo, ma deduce anche cose che vanno oltre quanto è effettivamente detto, non solo attraverso le rapidissime connessioni con quanto già si sa e con il confronto con esperienze passate, ma anche dall’arricchimento attenzionale e mnemonico che deriva da stimoli sensoriali ed ambientali: la “coloritura emozionale” collegata al luogo e alla situazione nella quale avviene la lettura, gli stimoli sensoriali che derivano dal contatto con la carta, dal suo profumo, dal fruscio delle pagine e da altri stimoli sensoriali che possono derivare dall’uso di una matita, o pennarello che utilizziamo per sottolineare.

La lettura “digitale” cambia il modo in cui il cervello percepisce gli stimoli
Tanto più siamo concentrati, tanto più entriamo davvero nella storia: in questa modalità di “lettura profonda” si sviluppano e si applicano le nostre capacità empatiche, ci identifichiamo nei personaggi, per così dire viviamo la storia come nostra, sviluppando anche il pensiero critico.
La lettura profonda richiede però tempo e la piena disponibilità dei nostri sistemi attentivi. L’avvento dei sistemi di lettura tecnologici, che si stanno affermando sempre più, cambiano il modo in cui il cervello percepisce e decodifica gli stimoli?
La scienza lo conferma, e ne dobbiamo tener conto. La possibilità di leggere su computer, e-reader, tablet o sullo schermo di uno smartphone ci mette a disposizione molte più occasioni di lettura ed una enorme quantità di informazioni.

Il digitale e la capacità di decodifica delle informazioni
Sebbene questa sia indubbiamente una cosa positiva, va però sottolineato come la mole di informazioni e stimoli sia ormai diventata tale da sopraffare la capacità del nostro cervello di elaborarla e di ritenerla nella memoria.
Il nostro apparato cerebrale ha infatti una quantità finita di attenzione ed energia e tende a evitare di sprecarla. Così davanti a troppi stimoli finisce per ometterne alcuni, percepirli in modo superficiale, decodificarli in maniera incorretta e non immagazzinarli in memoria.
Inoltre l’utilizzo di dispositivi smart, con contenuti sempre più ricchi ed articolati e multimediali fa sì che la lettura abbia sovvertito la lettura lineare da sinistra a destra e perso la struttura «a pagina» a favore di una sempre più intricata navigazione multidimensionale che usa un linguaggio sincopato sintetico e molto visuale.
La nostra mente sul digitale? È come una “cavalletta”
Oggi, nel web e sui media digitali, non è più praticamente possibile leggere sequenzialmente un testo e questo crea a livello cerebrale un pesante carico cognitivo e un forte divario generazionale in termini di percezione e di comprensione legato allo strumento e alla modalità di lettura utilizzata.
Ricerche in merito indicano che nella lettura digitale la mente si comporta come una cavalletta, saltando da un dispositivo all’altro, entrando e uscendo velocemente da testi e contenuti, ma ricordando meno dettagli e con una comprensione e memorizzazione minori rispetto alla lettura su carta.

Il cervello bi-alfabetizzato
E quindi? Naturalmente non si tratta certo di negare il valore dei nuovi strumenti tecnologici a vantaggio della sola lettura analogica, ma di farne un uso consapevole e di abbinare i vantaggi di entrambe le modalità.
Si dovrebbe quindi favorire lo sviluppo del cosiddetto cervello bi-alfabetizzato, in grado di leggere in modi distinti: usando la velocità quando necessario, ma riservando tempo ed energie anche alla “lettura profonda”.
Fonti:
Testi di e interviste a Maryanne Wolf
Il Sole 24 Ore, Smartphone, che cosa produce nel nostro cervello la lettura digitale;
Live, Università di Padova, Il «cervello che legge» al tempo del digitale;
Solotablet, La fatica della lettura digitale;
AIB Notizie,La lettura digitale e le sue potenzialità: incontro con Maryanne Wolf