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LetteralMente coinvolti

Articolo di Patrizia Cherubino // Head of Neuromarketing Research di BrainSigns

Patrizia Cherubino – ricercatrice nonché Head of Neuromarketing Research di BrainSigns, partner scientifico di Ottosunove nella realizzazione di CERTAMENTE – ci spiega, in questo articolo, i molteplici effetti positivi che la lettura può avere sulla nostra mente, illustrando i recenti insight sull’argomento.

In un mondo in cui contano sempre di più i blog, i social network, le serie televisive, quanto un’opera letteraria è in grado di incidere ancora nella società culturale attuale? In che misura un’opera letteraria riesce ad emozionare? E, infine, bisogna essere “esperti” per fruire un’opera con emozione?

Si sa, dal punto di vista neuroscientifico, che leggere fa bene al cervello, sebbene ancora non esista un’area cerebrale specifica destinata alla lettura. Per distinguere le lettere, il cervello “ricicla” infatti dei neuroni evoluti che inizialmente servivano a rielaborare altri stimoli visivi. È quanto emerso da una recente ricerca (2021) condotta dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste e pubblicata su Current Biology.

Del resto, come affermato anche dagli autori, il linguaggio scritto è stato inventato circa 5.000 anni fa, e non c’è stato abbastanza tempo in termini evolutivi per sviluppare un sistema ad hoc. Ciò nonostante, negli adulti una parte della corteccia sembrerebbe essere specializzata nella lettura: quando abbiamo un testo davanti agli occhi, una parte specifica del cervello, il giro fusiforme sinistro, si attiva per eseguire il compito. Questa stessa area è implicata nel riconoscimento visivo degli oggetti, e in particolare dei volti. La lettura aziona gli stessi neuroni che si attivano quando pratichiamo anche altre attività, come scrivere, correre o semplicemente toccare un oggetto. È come se noi stessi facessimo quel che vediamo fare ai personaggi immaginari di cui seguiamo le storie.

Oltre ad accrescere la propria conoscenza, leggere ci consente di immedesimarci nelle storie e vivere le esperienze narrate. Stimola inoltre la fantasia e la curiosità riproducendo mentalmente le scene descritte, allena alcune aree specifiche del cervello, migliora la memoria, accresce la concentrazione, diminuisce il rischio di demenza senile. Infine, perfeziona le capacità comunicative, potenzia le capacità analitiche, sviluppa la creatività, ci rilassa. I benefici della lettura sono, dunque, molteplici.

Cosa succede al nostro cervello quando leggiamo? 

Nel 2013, un gruppo di scienziati della Emory University (Georgia) ha condotto una ricerca per misurare gli effetti della lettura sul cervello, e in particolare, per capire se la lettura di un romanzo potesse modificare le connessioni cerebrali. In questo studio, i ricercatori hanno invitato i partecipanti a sottoporsi ad una risonanza magnetica funzionale per 19 giorni, ogni volta dopo aver svolto dei compiti di lettura serali.

Gli psicologi hanno rilevato un aumento della connettività sia del lobo temporale sinistro, una zona del cervello associata al linguaggio, sia nel solco centrale del cervello, che separa la corteccia motoria da quella sensitiva. Secondo il neuroscienziato Gregory Berns questo vuol dire che leggere un romanzo ti può realmente trasportare nel corpo del protagonista. E non si tratta soltanto dell’abilità narrativa di uno scrittore, ma è qualcosa che accade a livello biologico. Questi cambiamenti neurali indotti dalla lettura non scompaiono subito e potrebbero essere ancora più potenti e duraturi se si leggesse il proprio libro preferito.

I benefici della lettura 

Sempre grazie ai ricercatori della Emory University, si è dimostrato che leggere testi letterari aumenta l’empatia e l’intelligenza emotiva. L’effetto è minore, però, quando abbiamo tra le mani saggi non letterari.

Inoltre, leggere allunga la vita, soprattutto i romanzi che non solo aprono la mente, ma rendono i lettori più longevi di coloro che non amano perdersi tra le pagine dei testi narrativi. È quanto emerso dai risultati di una ricerca condotta presso la School of Public Health dell’Università di Yale. Coinvolgendo più di 3.000 persone ultracinquantenni, a cui è stato chiesto di descrivere le proprie abitudini di lettura dei libri, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che i soggetti che leggono meno di tre e ore e mezza alla settimana riescono a ridurre del 17% il rischio di morte. Gli individui che leggono per più tempo lo riducono addirittura del 23% rispetto alle persone che non leggono affatto.

Un’altra ricerca condotta dall’Università del Sussex ha rivelato che la lettura è il miglior modo per rilassarsi, e che perfino 6 minuti di lettura al giorno possono ridurre i livelli di stress del 68%. Leggere fa bene ai nervi e agisce meglio di una passeggiata o di una tazza di tè.

Infine, si sa, chi ama leggere, durante la lettura riesce a provare emozioni capaci di trasportare la sua mente oltre i confini della realtà, facendo viaggiare i pensieri e le emozioni in mondi fantastici.

È possibile misurare l’emozione durante la lettura di un testo?

La neuroestetica, il cui padre fondatore è il neurobiologo Semir Zeki, è un’area di ricerca che si propone di indagare scientificamente le basi neurali dei processi cerebrali che governano il godimento di un’opera d’arte. Oggetti di studio della neuroestetica sono in primo luogo l’arte figurativa ma anche la musica, il cinema, le arti performative, la letteratura.

In che modo e in che misura la poesia può emozionare?

Grazie all’innovazione scientifica e tecnologica, è oggi possibile misurare con strumentazione agile, l’emozione e il coinvolgimento che si vivono durante la lettura o l’ascolto di romanzi o grandi opere letterarie.

In Italia, da una collaborazione nata nel 2017 tra BrainSigns, startup dell’Università Sapienza di Roma, il Dipartimento di Lettere e Filosofia dello stesso Ateneo ed una delle più prestigiose istituzioni scientifiche più antiche d’Europa, l’Accademia Nazionale dei Lincei, è nato il progetto di neuroestetica dal titolo NeuroDante.

Nella Commedia di Dante Alighieri, universalmente considerata una delle massime espressioni della poesia, risulta chiaro come quest’ultima sia un qualcosa in più che va ad aggiungersi a un tessuto di connessioni letterarie, storico-culturali, filosofiche, ecc…

Il progetto NeuroDante ha indagato diversi fattori potenzialmente atti a modulare l’esperienza estetica: dal livello di conoscenza in campo letterario alla modalità sensoriale di fruizione del testo, includendo la variabile del genere dell’interprete dei brani.

I risultati del progetto NeuroDante

Alcuni dei principali risultati ottenuti sono stati i seguenti:

  • la bellezza fa battere il cuore a tutti: non è necessario essere esperti per lasciarsi emozionare dalla Divina Commedia. Al contrario un pubblico naïf mostra livelli di indicatori di coinvolgimento emozionale maggiore degli esperti;
  • Il piacere di imparare giustifica l’impegno: lo sforzo cognitivo nella fruizione della Divina Commedia procede di pari passo con indicatori di una tendenza cerebrale all’approccio e all’interesse verso il testo.

I ricercatori del laboratorio di Neuroscienze Industriali della Sapienza, diretti del prof. Fabio Babiloni, stanno conducendo (2022) un’ulteriore fase della ricerca di tale progetto. Per la chiusura dell’anno dantesco, è in corso presso l’Accademia dei Lincei, la mostra “La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media”. In questa occasione, grazie anche alla collaborazione con l’attrice Lucilla Giagnoni per la lettura dei testi della Commedia, si sta misurando con le neuroscienze il grado di accettazione dell’intelligenza artificiale (“emozIonDAnte”), di uno stile di vita green (“Dante everGreen “) e i correlati neurali di eventuali sinergie tra lettura e ascolto per l’apprendimento (“TramanDante”) tramite il sistema di acquisizione Mindtooth.

Dunque, con tutti i benefici della lettura, non ci resta che leggere per emozionarci…letteralMente!!!

Riferimenti

  • Vidal, Y., Viviani, E., Zoccolan, D., & Crepaldi, D. (2021). A general-purpose mechanism of visual feature association in visual word identification and beyond. Current Biology31(6), 1261-1267.
  • Cartocci, G., Rossi, D., Modica, E., Maglione, A. G., Martinez Levy, A. C., Cherubino, P., … & Babiloni, F. (2021). NeuroDante: poetry mentally engages more experts but moves more non-experts, and for both the cerebral approach tendency goes hand in hand with the cerebral effort. Brain Sciences11(3), 281.
  • Cartocci, G., Maglione, A. G., Modica, E., Rossi, D., Canettieri, P., Combi, M., … & Babiloni, F. (2016, September). The “NeuroDante project”: neurometric measurements of participant’s reaction to literary auditory stimuli from Dante’s “Divina Commedia”. In International Workshop on Symbiotic Interaction (pp. 52-64). Springer, Cham.
  • Gatti, L. (2017). Poesia (e non poesia) alla luce delle neuroscienze: il progetto NeuroDante. Cognitive philology10.
  • Bavishi, A., Slade, M. D., & Levy, B. R. (2016). A chapter a day: Association of book reading with longevity. Social Science & Medicine164, 44-48.
  • Lewis, D. (2009). Galaxy stress research. Mindlab International, Sussex University, UK.
  • https://cepell.it/cosa-succede-nel-cervello-quando-leggiamo-lo-studio/
  • https://www.psicologiaapplicata.com/leggere-fa-bene-al-cervello/
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